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Un viaggio attraverso la storia della tarantella

Costantina Capitale della Cultura araba

Arakne Mediterranea

La compagnia ARAKNE MEDITERRANEA fondata da Giorgio Di Lecce e diretta da Imma Giannuzzi, con sede a “Martignano”, nella “Grecìa Salentina”, opera da oltre venticinque anni sul territorio del Salento in collaborazione con l’Università di Lecce, la Regione Puglia, le amministrazioni Provinciali e locali, le associazioni; Si compone di artisti studiosi e ricercatori, che si propongono di preservare, diffondere e far conoscere le tradizioni, le danze, gli usi e i costumi delle espressioni popolari salentine e della puglia.


La compagnia Arakne deve il suo nome ad una giovane principessa greca che fu trasformata dalla dea Atena in ragno (secondo il mito descritto da Ovidio, nelle metamorfosi): Arakne vincitrice della gara di tessitura disputata con la dea, umiliata, voleva impiccarsi, Atena perdonandola le concesse di vivere ma trasformata in ragno, oggi taranta.


 


UN VIAGGIO ATTRAVERSO LA STORIA DELLA TARANTELLA


Arakne Mediterranea, nel suo spettacolo, compie un viaggio sonoro, ritmico, vocale e danzato incentrato sulla storia della Tarantella; il viaggio comincia con le tarantelle più antiche, arie musicali che vanno dalla fine del 1500 ai nostri giorni, musiche originali utilizzate per secoli nella cura contro il morso della famigerata Tarantola di Puglia; passando poi attraverso i canti e le danze rituali di taranta, il viaggio giunge ai giorni nostri, con le pizziche della Puglia, le serenate, gli stornelli, arie e cantilene grike, “direttamente attinti alla tradizione orale, da nonne tamburelliste, cantanti, danzatori e danzatrici popolari che hanno trasmesso direttamente a noi, la loro passione per la pizzica e il canto popolare, autentica espressione di una cultura altra”. Il tutto viene eseguito coinvolgendo anche il pubblico, creando così una splendida sintonia tra il palco e lo spettatore, attraverso colori, danze e ritmi della tradizione popolare salentina e della Puglia.

  • Organizzato da: Istituto italiano di Cultura
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